Ho un barattolo chiuso fra le mani.
Fatto di latta, uno quelli per la pittura. Pieno.
Avrei dovuto farlo già da tempo, ma non riuscivo a decidermi sulla tinta.
Dipingere una parete di un colore che non convince del tutto potrebbe essere una rovina. La mattina ti alzi e quella stonatura iniziale potrebbe influire sullo scorrere placido delle ore. Impercettibilmente. Potrei salvarmi ricorrendo alla cromoterapia: il blu rilassa, il rosso eccita, il verde…non ricordo. Ma poi siamo sicuri che il blu rilassi davvero? E se invece a me rendesse nervosa?
Il mio barattolo rimane sigillato.
Lo trasformo addirittura in un comodino per la sveglia, accanto al letto. Mi piace che i raggi di luce che entrano della finestra vadano a sbattere sulla latta. Sembrano farlo brillare. Un muro bianco alla fine è come un foglio: libero di essere disegnato dall’immaginazione. Ci vedo volti cari, luoghi mai visitati e parole corsive. Dopotutto questa stanza è costruita nella mia mente ed ogni volta che ci torno è un po’ come riscoprire chi sono. Ancora e ancora.
Passi a ritroso per provare a comprendere che il ritorno in sé stessi è il viaggio più faticoso che possiamo regalarci.
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